Nel contesto attuale, dove l’accesso al credito bancario è diventato sempre più selettivo, i Commercialisti rivestono un ruolo cruciale nel supportare le imprese nella pianificazione finanziaria e nella preparazione alla richiesta di un finanziamento. Una delle variabili più osservate dagli istituti di credito, e spesso sottovalutata dagli imprenditori, è il rapporto debito/equity, noto anche come leva finanziaria. Comprendere a fondo perché le banche pongono così tanta attenzione su questo indicatore e perché l’accesso al credito è diventato più complesso è fondamentale per orientare correttamente le imprese.
Cos’è il rapporto Debito/Equity e perché è così importante per le banche
Il rapporto debito/equity (D/E) è un indicatore che misura il grado di indebitamento di un’impresa rispetto al capitale proprio. Si calcola come:
Debito / Patrimonio Netto
Questo indicatore consente alla banca di valutare quanto rischio si sta assumendo l’imprenditore e quanto capitale proprio è stato investito per finanziare l’attività. In parole semplici: più un’azienda è capitalizzata con mezzi propri, meno rischiosa risulta agli occhi della banca.
Perché è rilevante per la banca?
- Misura la solidità patrimoniale: un D/E basso indica che l’impresa può sostenere eventuali periodi difficili senza dover necessariamente ricorrere a ulteriore debito.
- Valuta la sostenibilità dell’indebitamento: se un’azienda ha già molti debiti, la banca sa che ogni nuovo prestito va a sommarsi a obblighi già esistenti. Questo può mettere in discussione la capacità di rimborso.
- Riflette l’impegno dell’imprenditore: un’elevata capitalizzazione (cioè una parte significativa di equity) mostra che l’imprenditore ha investito direttamente nella propria azienda. Le banche interpretano questo come un segnale positivo di fiducia e responsabilità.
- Impatta sul rating bancario: i sistemi di rating interni delle banche attribuiscono punteggi migliori alle imprese con un equilibrio sano tra mezzi propri e indebitamento.
✅ Esempio: due aziende con lo stesso fatturato e lo stesso utile, ma una ha un D/E pari a 0,8 e l’altra pari a 4. La prima è vista dalla banca come molto più affidabile, anche a parità di performance economica.
Perché oggi è sempre più difficile ottenere credito dalle banche
Negli ultimi anni, l’accesso al credito bancario è diventato più difficile per molte imprese, anche per quelle sane. Questo fenomeno non è casuale, ma deriva da una serie di fattori strutturali, regolamentari e di mercato che i Commercialisti devono conoscere per offrire un supporto strategico ai propri clienti.
Normative di vigilanza sempre più stringenti
Con l’introduzione di Basilea 3 e ora Basilea 4, le banche sono obbligate a tenere sotto controllo il rischio di credito in modo sempre più rigoroso. Devono quindi:
- Valutare in modo più attento il merito creditizio dei clienti.
- Accantonare capitale a fronte dei prestiti concessi (cioè immobilizzare risorse in base al rischio).
- Evitare esposizioni troppo elevate verso imprese fragili o sbilanciate dal punto di vista patrimoniale.
Conseguenza: meno credito disponibile per imprese con bassa patrimonializzazione, bilanci poco trasparenti o flussi di cassa discontinui.
La spinta verso il “credit scoring” automatizzato
Le banche stanno sempre più affidandosi a modelli di scoring automatizzati, che premiano chi presenta bilanci solidi, indicatori patrimoniali equilibrati e buone performance nei sistemi di Centrale Rischi. Questo significa che:
- Le valutazioni sono sempre meno “relazionali” e sempre più “numeriche”.
- La storia con la banca conta meno del profilo di rischio attuale.
- Le imprese che non si preparano con bilanci adeguati o che non monitorano la loro Centrale Rischi, si trovano automaticamente escluse o penalizzate nei punteggi.
L’aumento del costo del denaro
Negli ultimi due anni, a causa dell’inflazione, le banche centrali hanno aumentato i tassi di interesse. Questo ha avuto due effetti:
- Il costo del credito è salito sensibilmente, rendendo meno conveniente (e talvolta insostenibile) l’assunzione di nuovo debito.
- Le banche sono diventate più selettive per evitare di finanziare imprese che potrebbero non sostenere i nuovi livelli di rata.
Concorrenza ridotta tra banche e meno margine per “rischiare”
A differenza di alcuni anni fa, il settore bancario ha subito una forte concentrazione. Ci sono meno banche, con politiche creditizie più omogenee e meno disposte a prendersi rischi. Le filiali sono diminuite, i processi sono più standardizzati, e l’analisi del credito è più centralizzata.
💡 Tradotto: non è più facile ottenere credito solo perché si conosce il direttore di filiale. I numeri parlano prima della relazione.
Il ruolo chiave del Commercialista
In questo scenario, il Commercialista assume un ruolo strategico come alleato dell’imprenditore per costruire le condizioni di accesso al credito. Ecco alcuni aspetti fondamentali su cui può incidere:
- Pianificazione della struttura patrimoniale: suggerire operazioni di ricapitalizzazione, soci finanziatori, riduzione dell’indebitamento e reinvestimento degli utili per migliorare il D/E.
- Predisposizione del bilancio “bancabile”: rendere il bilancio chiaro, coerente, leggibile e facilmente interpretabile dai sistemi di scoring delle banche.
- Controllo della Centrale Rischi: monitorare mensilmente segnalazioni, utilizzo dei fidi, sconfinamenti e anomalie per prevenire danni al rating.
- Costruzione di business plan e documentazione finanziaria: supportare l’impresa nel presentarsi con piani credibili e indicatori coerenti con la capacità di rimborso.
Conclusioni
Il rapporto Debito/Equity è una delle chiavi di lettura fondamentali che le banche utilizzano per valutare l’affidabilità di un’impresa. In un contesto di crescente selettività nell’erogazione del credito, con regole sempre più rigide e margini sempre più sottili, le aziende che non curano la propria struttura patrimoniale e non comunicano in modo chiaro con il sistema bancario rischiano di essere tagliate fuori dal finanziamento.
Per questo motivo, il Commercialista deve essere oggi più che mai consulente strategico e interlocutore qualificato tra impresa e banca. Non è più sufficiente presentare i numeri: bisogna costruirli con logica finanziaria e coerenza.
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