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Francesco, il Papa della Terra come “Casa Comune” e dell’innovazione


Su questa testata vogliamo ricordare Papa Francesco, venuto a mancare il 21 aprile, come il Papa che ha voluto e saputo interpretare lo spirito del suo tempo anche su tematiche che non sono nella “tradizione” della Chiesa Cattolica. Come il Papa che ha sollecitato le coscienze ad affrontare i temi ambientali e le sfide legate alle nuove tecnologie, al digitale, all’Intelligenza Artificiale.

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Papa Francesco è stato il Papa della Terra come Casa Comune, della responsabilità verso l’ambiente, della cura verso tutte le risorse, verso una lettura degli ecosistemi naturali come strettamente connessi e integrati con gli ecosistemi sociali.

L’enciclica Laudato Si’ – Sulla cura della casa comune

Con l’enciclica “Laudato Si’ – Sulla cura della casa comune” pubblicata nel 2015, lo stesso anno dell’Accordo di Parigi sul Clima Bergoglio affronta il tema ambientala da una prospettiva realmente integrale, perché non ci può essere una cura della casa comune se non ci si prende cura di tutto. L’enciclica si ispira ai principi del Cantico delle Creature di San Francesco, non solo per il titolo, ma anche per il principio della responsabilità universale, una responsabilità che riguarda realmente tutti verso la Terra vista come una casa comune. E questa responsabilità, nella visione di Papa Francesco è anche e soprattutto una questione spirituale con la quale affrontare sia la grande questione ambientale sia quella legata alle diseguaglianze sociali.

Non possiamo continuare a illuderci di affrontare la questione ambientale correggendo alcuni o tanti comportamenti, non basta intervenire per ridurre l’impatto di un modello di consumo che ha invece bisogno di essere superato. Laudato Si’ è un invito ad andare oltre il modello economico che ha le sue leve sul consumo e sull’accumulo.

Papa Francesco ha il merito di indicare una direzione nella quale si possono trovare e soprattutto costruire risposte. L’orizzonte dell’ecologia integrale nella quale si uniscono i principi della sostenibilità con quelli del bene comune. Per preparare questo orizzonte Francesco analizza la relazione sempre più stretta e sempre più determinante tra uomo, natura e Dio e lo fa portando l’attenzione sulle cause e sui rischi del cambiamento climatico, ad esempio sulla crisi di un bene così essenziale come l’acqua e su una natura drammaticamente “ferita” dalla perdita di biodiversità.

La casa comune di Papa Bergoglio è la terra sotto i piedi della nostra storia ed è lo stesso sentiero sul quale camminiamo entrando nel nostro futuro. Un sentiero che sarà percorso dai nostri figli e dai loro figli. Ecco, la responsabilità richiamata nell’enciclica è anche un monito a considerare nelle leggi dell’economia anche i principi della giustizia intergenerazionale. Tutto ciò che consumiamo oggi e che non si può rigenerare lo stiamo sottraendo a chi verrà dopo di noi. Ne abbiamo veramente bisogno? Possiamo permetterci di consumare queste risorse? Quali domande dobbiamo porci nel momento in cui procediamo con le nostre scelte?

 

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Ma non è solo un tema economico, non sarebbe corretto limitarsi a questa dimensione anche se è certamente decisiva, perché Bergoglio ricorda che è anche un tema scientifico al quale dobbiamo chiedere di aiutarci a comprendere con chiarezza dove ci porta questo cammino. Ed è una questione che attiene anche alla religione, cui spetta il compito di cogliere il senso più profondo di questa responsabilità e di sollecitare un cambiamento nelle persone e nei principi. E poi è anche un tema che attiene alla politica che deve saper tradurre le evidenze della scienza e le prospettive della religione in decisioni che siano socialmente sostenibili.

Ecco che Laudato Si’ pone una straordinaria attenzione ai temi dell’educazione, della capacità di stimolare, sostenere e attuare cambiamenti nei comportamenti individuali e collettivi. Una enciclica che invita anche a un’azione che allarga i confini della religione.

Francesco, il Papa dell’Algor-Etica

Papa Francesco è stato anche un Papa attentissimo al nuovo, all’innovazione tecnologica, al digitale e più nello specifico al rapporto tra intelligenza artificiale ed etica.

Così come ha invitato ad assumere un atteggiamento responsabile verso la Terra come casa comune così si è speso per creare condizioni che favorissero un atteggiamento responsabile verso l’innovazione in generale, verso l’Intelligenza artificiale e verso la costruzione di un etica che sapesse cogliere lo spirito di questi tempi.

Nel 2020, prima che l’Intelligenza artificiale generativa conquistasse l’attenzione che oggi ben conosciamo e con il grande dibattito che la sta accompagnando Papa Francesco aveva sollecitato iniziative come la Rome Call fo AI Ethics, un primo documento sottoscritto all’epoca dall’Accademia Pontifica per la Vita, dalla FAO e da due imprese come IBM e Microsoft. Un primo passo che ha poi visto l’adesione di imprese, università e governi nel quale si indicano alcuni principi come trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità e sicurezza che devono far parte di una AI che sia fedele ai principi dell’etica.

L’impegno della Santa Sede stimolata dalla volontà di Papa Francesco nello sviluppo di un confronto e di un pensiero su questi temi diede vita alla cosiddetta Algor-etica. Un confronto coraggioso affinché l’etica degli algoritmi e i principi in base ai quali le dimensioni etiche che inevitabilmente fanno parte dell’Intelligenza artificiale non siano di responsabilità esclusiva di chi sviluppa o produce soluzioni di Intelligenza artificiale, ma siano il risultato di una governance che sappia prendersi cura sia delle straordinarie possibilità sia della straordinarie responsabilità che questa innovazione sta mettendo a disposizione dell’umanità.

Prospettive tanto straordinarie che il pontefice stesso, dimostrando di credere in queste prospettive, nella Giornata Mondiale della Pace del 2024 non esitò a lanciare un appello affinché l’Intelligenza artificiale fosse al servizio dell’umanità e della pace.



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