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L’estate dell’IA è vicina: come cambierà il nostro mondo


La storia dell’intelligenza artificiale (IA) è costellata di entusiasmanti primavere e gelidi inverni. Fin dagli anni ‘50, pionieri come Marvin Minsky alimentarono grandi speranze: si parlava di traduzione automatica e reti di neuroni artificiali, suscitando clamore e investimenti cospicui. Tuttavia, le aspettative spesso superarono le reali capacità tecnologiche dell’epoca.

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Dai sogni ai “geli” dell’IA: una storia di primavere e inverni

Negli anni ‘70, i limiti delle prime reti neurali e un famoso rapporto critico (il Lighthill Report) provocarono una drastica riduzione dei fondi in ricerca IA. Fu il primo “inverno dell’IA” (1974-1980): l’interesse si ibernò, e con esso i sogni di macchine intelligenti. Una breve “primavera” negli anni ‘80, grazie ai sistemi esperti, fu seguita da un nuovo inverno a fine decennio, quando quei sistemi si rivelarono meno rivoluzionari del previsto. Insomma, la storia dell’IA nel secolo scorso alterna cicli di euforia e disillusione, in cui a promesse straordinarie seguivano lunghi periodi di stagnazione per mancate realizzazioni.

Nel nuovo millennio, dopo anni di lento progresso, l’IA è rifiorita grazie a più dati e potenza di calcolo senza precedenti. Il vero punto di svolta recente è stato però il lancio di ChatGPT a fine 2022. Questo chatbot avanzato, basato su modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), ha catalizzato l’immaginario collettivo inaugurando l’attuale “primavera dell’IA”. In soli due mesi ChatGPT ha raggiunto 100 milioni di utenti, diventando l’app consumer a crescita più rapida di sempre. Per dare un’idea, TikTok impiegò circa 9 mesi e Instagram oltre 2 anni per simili traguardi. Da quel momento, l’IA generativa (capace di creare testi, immagini o altri contenuti) è divenuta protagonista assoluta: non più curiosità da laboratori, ma strumento utilizzato da milioni di persone per compiti quotidiani come scrivere, programmare o persino creare opere artistiche. L’entusiasmo odierno riecheggia le primavere passate, ma con fondamenta tecnologiche più solide che mai.

L’attuale primavera dell’IA e le sue manifestazioni

Questa primavera dell’IA è caratterizzata da una diffusione capillare e rapida dell’IA in settori un tempo scettici, sostenuta da evidenze scientifiche e dati concreti. Uno dei fenomeni più visibili è la crescente adozione industriale: le imprese hanno compreso il potenziale dei sistemi intelligenti per ottimizzare processi e prodotti. Secondo McKinsey, nel 2024 il 72% delle grandi aziende a livello globale dichiara di aver integrato almeno un’applicazione di IA nei propri processi. In alcuni ambiti, questa percentuale è in rapida crescita: ad esempio, un’indagine europea segnala che l’11% delle aziende di agenzie di viaggio e tour operator già utilizzava tecnologie IA nel 2023. Anche il settore manifatturiero mostra segni di trasformazione: circa il 47% delle grandi aziende manifatturiere ha utilizzato l’IA nel 2024, per funzioni come la manutenzione predittiva dei macchinari o il controllo qualità automatizzato.

La sanità è un altro pilastro di questa primavera tecnologica. Sistemi di intelligenza artificiale aiutano i medici nell’analisi di immagini diagnostiche e nel riconoscimento di pattern complessi. Non a caso, circa il 76% di tutti gli algoritmi IA approvati dalla FDA statunitense fino ad oggi riguarda la radiologia e l’imaging medico. Nel 2023, l’ente regolatore americano ha autorizzato ben 221 dispositivi medici con funzionalità IA in un solo anno, un balzo enorme rispetto ai pochi approvati annualmente fino al 2015; a maggio 2024, l’FDA ha autorizzato 882 dispositivi medici abilitati da IA/ML in vari campi medici. Questi strumenti stanno dimostrando di poter superare la performance umana in taluni compiti specifici: ad esempio, sistemi IA avanzati hanno raggiunto accuratezze superiori a quelle di radiologi esperti nel riconoscere precocemente tumori al seno su mammografie, riducendo sia i falsi positivi che i falsi negativi. Ciò non significa sostituire i medici, ma dotarli di nuovi “occhi elettronici” per diagnosi più tempestive e precise.

Anche istruzione e formazione stanno vivendo un cambiamento epocale. Piattaforme come ChatGPT vengono utilizzate per supportare insegnanti e studenti in attività quotidiane: generare spunti per lezioni, spiegare concetti complessi in modo semplificato o personalizzare i piani di studio. In pochi mesi, oltre metà degli insegnanti di scuola superiore negli Stati Uniti ha sperimentato l’uso di ChatGPT nelle proprie attività didattiche. Un sondaggio ha rilevato che il 73% dei docenti ritiene che strumenti di IA come questo possano aiutare ad apprendere più in fretta, e molti li considerano “colleghi virtuali” pronti ad assisterli nella preparazione di lezioni e materiali. Nello stesso tempo, un terzo circa degli studenti delle superiori ammette di usare ChatGPT per fare i compiti – trend che solleva dibattiti sull’etica (tra plagio e opportunità di apprendimento). L’educazione sta dunque testando nuovi paradigmi, con l’IA che funge da tutor personalizzato e instancabile.

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Nel settore energia l’IA sta contribuendo a a efficienza e sostenibilità. Le reti elettriche moderne, con migliaia di fonti rinnovabili distribuite (dai pannelli solari domestici ai grandi parchi eolici), generano dati in quantità enormi difficili da gestire per gli umani. Algoritmi di machine learning analizzano in tempo reale questa mole di informazioni, prevedendo domanda e offerta di elettricità con maggiore accuratezza. Un esempio illuminante viene da Google: la sua controllata DeepMind ha sviluppato una rete neurale per prevedere la produzione dei suoi impianti eolici con 36 ore di anticipo, permettendo di pianificare meglio la vendita di energia e massimizzando il valore dell’energia eolica del 20% in più. Questo genere di ottimizzazione è fondamentale per integrare le rinnovabili nel sistema elettrico e ridurre gli sprechi, segnando un passo avanti verso un’energia più pulita grazie all’IA.

Persino un comparto tradizionale come il turismo sta abbracciando l’IA, sebbene a piccoli passi. Oggi assistenti virtuali rispondono alle domande dei turisti 24/7, piattaforme di viaggio usano algoritmi per suggerire itinerari personalizzati e hotel impiegano sistemi intelligenti per ottimizzare prezzi e consumi energetici. Un’analisi OCSE evidenzia che l’uso di almeno una tecnologia IA riguarda circa l’8% delle imprese con più di 10 addetti nei paesi avanzati. Nel turismo i numeri sono ancora modesti (solo l’4% nel settore alberghiero e ristorazione, ad esempio), ma in rapida ascesa: man mano che le aziende sperimentano benefici – come comunicazioni più rapide con i clienti o automazione delle prenotazioni – l’adozione crescerà. Questa trasformazione, se ben gestita, può migliorare l’esperienza di viaggio e l’operatività delle imprese, aprendo la strada a un settore turistico più smart e su misura del viaggiatore.

Questi trend attuali – dall’industria alla sanità, dall’energia all’istruzione – delineano una primavera dell’IA in piena fioritura, sorretta da numeri record in investimenti e risultati tangibili. Nel 2023 gli investimenti privati globali nell’IA hanno superato i 90 miliardi di dollari, con un boom particolare nell’IA generativa (oltre 25 miliardi, quasi 9 volte l’anno precedente). Nel 2023, gli Stati Uniti hanno registrato investimenti privati in IA per 67 miliardi di dollari, mentre in Europa si sono fermati a soli 11 miliardi, con un divario ancora più ampio nell’ambito dell’IA generativa. Negli Stati Uniti, infatti, sono stati destinati 23 miliardi di dollari, contro meno di 2 miliardi in Europa. I progressi sono tali che in alcuni compiti l’IA sta sorpassando le prestazioni umane, mostrando come questa tecnologia non sia più fantascienza ma realtà operativa. Siamo però ancora in primavera: i germogli promettenti di oggi dovranno consolidarsi e superare diverse sfide per sbocciare in un’“estate dell’IA” matura e duratura.

Dalla primavera all’estate dell’IA: sfide e opportunità

Come ogni primavera, anche quella dell’IA porta con sé non solo fiori ma anche alcune gelate tardive da affrontare prima di arrivare a un’estate rigogliosa. Il passaggio a una definitiva estate dell’IA – in cui l’IA sarà parte integrante e consolidata della società e del lavoro – richiede di vincere sfide cruciali sul fronte etico e della sostenibilità.

Una prima sfida riguarda l’etica e la fiducia. Con l’IA sempre più presente nelle decisioni quotidiane (dalle diagnosi mediche alla selezione del personale, fino alla giustizia e alla finanza), diventa fondamentale assicurare che queste tecnologie siano affidabili, trasparenti e imparziali. In passato algoritmi poco controllati hanno esibito bias discriminatori, ad esempio penalizzando donne o minoranze in processi di assunzione automatizzati. Il rischio è che l’IA amplifichi ingiustizie sociali se addestrata su dati che riflettono disuguaglianze storiche. Per questo, l’estate dell’IA dovrà essere accompagnata da solide norme etiche e regolamentazioni. Già oggi vediamo i primi passi: enti come l’Unione Europea stanno discutendo l’AI Act, che tra le altre cose imporrà supervisione umana per gli algoritmi ad alto rischio. A livello globale, iniziative come l’AI Governance Alliance promossa dal World Economic Forum coinvolgono aziende, governi e società civile per definire linee guida comuni sull’IA responsabile. L’obiettivo è costruire sistemi che rispettino valori umani, privacy e principi di equità, guadagnando la fiducia dell’utente finale.

La seconda grande sfida è la sostenibilità. L’IA promette efficienza energetica (ad esempio ottimizzando i consumi negli impianti industriali o nei data center), ma ha anche un costo ambientale non trascurabile. L’addestramento dei modelli di IA più avanzati richiede enormi quantità di energia: uno studio del 2023 stima che entro il 2027 l’IA potrebbe assorbire fino allo 0,5% dell’intero consumo elettrico mondiale. Non solo, i grandi centri di calcolo consumano acqua per il raffreddamento e contribuiscono alle emissioni di CO2. Ad esempio, l’espansione delle infrastrutture cloud per l’IA ha fatto aumentare del 50% le emissioni di Google tra il 2019 e il 2023, e Microsoft ha registrato un +30% dal 2020. È quindi cruciale sviluppare un’IA sostenibile dal punto di vista ambientale: modelli più efficienti, uso di energie rinnovabili per l’alimentazione dei server, e riuso del calore generato dai data center. Fortunatamente, ricerca e industria sono già all’opera: il MIT ha creato algoritmi per ridurre dell’80% l’energia richiesta nell’addestramento di modelli IA senza sacrificarne le prestazioni. L’estate dell’IA dovrà essere verde, conciliando innovazione e obiettivi climatici.

La sostenibilità ha anche un aspetto sociale. L’IA può essere un potente strumento di inclusione – pensiamo agli assistenti vocali che aiutano persone con disabilità visive, o alle traduzioni automatiche che abbattono barriere linguistiche – ma senza attenzione rischia di accentuare il divario digitale. Oggi gran parte dei dati e dei benefici dell’IA sono concentrati nei Paesi più avanzati e nelle grandi aziende tech. Se vogliamo un’estate dell’IA per tutti, occorre diffondere l’accesso a queste tecnologie e alle competenze necessarie per usarle. Ad esempio, investire in formazione digitale e infrastrutture nei paesi in via di sviluppo, e progettare IA che funzionino anche con risorse limitate (come smartphone meno potenti o connettività scarsa). Inoltre, bisogna garantire che l’IA non sostituisca indiscriminatamente la forza lavoro meno qualificata senza offrire opportunità di riconversione: la transizione deve essere accompagnata da politiche che proteggano i lavoratori più vulnerabili e ne aggiornino le competenze. Solo così l’estate dell’IA potrà essere sinonimo di prosperità diffusa e non di nuove disuguaglianze.

Come l’IA trasformerà lavoro e vita quotidiana: esempi concreti

Come sarà, in concreto, il mondo del lavoro e la nostra quotidianità in questa futura estate dell’IA? Molti lavori cambieranno volto, così come ne nasceranno di nuovi. Studi recenti indicano che l’IA sta già aiutando i lavoratori a essere più produttivi e a migliorare la qualità dei loro output. Ad esempio, nei servizi clienti chatbot e agenti virtuali svolgono le richieste di routine, lasciando agli operatori umani i casi più complessi e a maggiore valore aggiunto. Nel campo della progettazione e dello sviluppo software, gli assistenti IA generano porzioni di codice o suggeriscono soluzioni, accelerando il lavoro dei programmatori. Questo aumento di efficienza potrebbe spingere la produttività globale verso livelli mai visti, con benefici economici significativi. Allo stesso tempo, l’IA tende a colmare in parte il divario di abilità: lavoratori meno esperti possono ottenere risultati vicini a quelli di colleghi veterani grazie al supporto intelligente degli strumenti digitali.

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Non mancano però timori di automazione e disoccupazione. La storia insegna che ogni rivoluzione tecnologica ha inizialmente sollevato paure di perdita di posti di lavoro, poi spesso compensate dalla creazione di nuove professioni. Anche l’IA seguirà questo copione: alcune mansioni ripetitive o pericolose verranno affidate alle macchine, mentre emergerà domanda di competenze nuove. Un’analisi dell’OCSE stima che il 27% delle occupazioni attuali è a rischio automazione a causa dell’IA – una quota più alta rispetto alle precedenti rivoluzioni industriali. Ciò include non solo compiti manuali, ma anche attività cognitive standardizzate (come inserimento dati, elaborazione di documenti, controllo qualità di base). Tuttavia, parallelamente sorgeranno ruoli impensabili fino a pochi anni fa: esperti di prompt engineering (specialisti nel “dialogare” con l’IA per ottenere risultati ottimali), etici dell’algoritmo che assicurano il comportamento corretto delle IA, manutentori di robot intelligenti, formatori di sistemi di machine learning e tanti altri. La sfida per la società sarà facilitare la riconversione: fornire formazione continua ai lavoratori perché possano spostarsi verso le mansioni emergenti, e sostenere chi è temporaneamente colpito dall’automazione.

Tra le applicazioni che guideranno il passaggio dall’attuale primavera all’estate dell’IA, un ruolo importante sarà svolto dalle soluzioni dedicate alla sicurezza sul lavoro, un ambito spesso trascurato ma essenziale per la tutela dei lavoratori e la continuità delle attività industriali. Sistemi IA avanzati sono già in grado di monitorare in tempo reale le condizioni di sicurezza in fabbriche e cantieri, identificando posture scorrette, segnali di affaticamento o situazioni potenzialmente pericolose. Sensori e algoritmi predittivi consentono di anticipare guasti o rischi ambientali, riducendo il rischio di incidenti e garantendo ambienti più sicuri. Grazie alla realtà virtuale e all’IA, la formazione del personale può inoltre avvenire attraverso simulazioni immersive che preparano i lavoratori ad affrontare situazioni di emergenza. Questo approccio, ribattezzato dall’Osservatorio GAILIH (GenAI Learning and Innovation Hub) promosso da Unimarconi come AI4Safety, si candida a diventare una leva strategica per proteggere le persone e migliorare l’efficienza complessiva delle aziende.

Nella vita quotidiana, molte piccole e grandi cose cambieranno in meglio. Pensiamo alla sanità personalizzata: nei prossimi anni avremo applicazioni IA che monitorano costantemente i parametri di salute tramite smartphone e dispositivi indossabili, allertando il medico ai primi segni di anomalia. Gli algoritmi diventeranno consulenti silenziosi nelle nostre scelte di benessere, suggerendo di camminare un po’ di più se abbiamo avuto una giornata sedentaria o di evitare un certo cibo in base al nostro quadro clinico. Case intelligenti con IA regoleranno riscaldamento, luci e consumi in modo autonomo ottimizzando comfort ed efficienza energetica. Gli elettrodomestici impareranno dalle nostre abitudini: il frigo potrà fare la spesa online quando rileva che mancano prodotti di uso frequente, o la lavatrice avviare i cicli negli orari in cui l’energia costa meno.

Nei trasporti, l’IA porterà verso una mobilità più sicura e confortevole. Auto con pilota automatico stanno gradualmente diventando realtà: nei prossimi anni potremmo vedere taxi robotizzati in alcune città e camion a guida autonoma per lunghe tratte autostradali (già in fase sperimentale). Anche se la guida totalmente autonoma richiederà ancora tempo e miglioramenti – oggi le auto senza conducente faticano in situazioni complesse, come il traffico cittadino imprevedibile – funzioni assistite come la frenata d’emergenza automatica o il parcheggio intelligente diventeranno standard, riducendo incidenti ed errori umani. Parallelamente, l’IA ottimizzerà il traffico urbano attraverso semafori “intelligenti” che si adattano ai flussi in tempo reale e sistemi di navigazione che suggeriscono percorsi dinamici per evitare ingorghi.

Sul fronte del tempo libero e dei servizi, l’IA ci offrirà esperienze più su misura. L’assistente virtuale del futuro conoscerà i nostri gusti quasi come un amico: potrà consigliare il film ideale da vedere stasera in base all’umore, organizzare un itinerario di viaggio calibrato sulle nostre passioni, o persino creare per noi contenuti originali (come una fiaba personalizzata per far addormentare i bambini). Nei musei e nelle attrazioni turistiche, guide virtuali in realtà aumentata arricchiranno le visite con racconti interattivi. Nei negozi fisici, algoritmi analizzeranno in tempo reale gli scaffali per gestire le scorte e ridurre gli sprechi, mentre chatbot nelle app di e-commerce ci aiuteranno a trovare esattamente ciò che cerchiamo, come farebbe un commesso esperto. Insomma, l’IA si candida a diventare un “coltellino svizzero” digitale, pronto a semplificare tante attività quotidiane – spesso in modo quasi invisibile, integrandosi con gli oggetti e i servizi che già usiamo.

Un futuro IA a misura d’uomo: competenze e ruolo umano al centro

In questo viaggio verso l’estate dell’IA, un elemento resta costante e centrale: l’essere umano al centro del sistema. Si parla spesso di approccio human-in-the-loop (letteralmente, “l’uomo nel circuito decisionale”), per indicare che le persone devono rimanere parte integrante del funzionamento dei sistemi IA. In altre parole, l’IA migliore non è quella che elimina l’uomo, ma quella che lo potenzia. Manteniamo l’uomo nel loop significa prevedere sempre un controllo, una supervisione o un intervento umano nelle fasi cruciali – dalla progettazione di un algoritmo al suo impiego pratico. Ad esempio, aziende all’avanguardia come Thomson Reuters richiedono che ogni modello di IA sviluppato internamente sia accompagnato da processi di supervisione umana documentati e verificabili. Dopo il lancio, esperti valutano regolarmente gli output dell’IA e raccolgono feedback degli utenti per correggere eventuali storture. Questo approccio rassicura anche i lavoratori: sanno di non essere rimpiazzati, ma affiancati da strumenti che li rendono più efficaci. In fondo, ogni rivoluzione tecnologica di successo – dal motore a vapore al computer – ha visto la collaborazione uomo-macchina, dove la tecnologia amplifica le capacità umane senza annullarle.

Per costruire un’IA davvero antropocentrica servono competenze diffuse e multidisciplinari. Non parliamo solo di formare più ingegneri informatici o data scientist, ma anche di educare professionisti di ogni ambito (medici, insegnanti, operai, manager) a capire e governare l’IA nel proprio lavoro. La padronanza di queste tecnologie diventerà parte integrante dell’alfabetizzazione del XXI secolo, al pari dell’uso del computer o di Internet.

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Università e scuole si stanno attrezzando: proliferano corsi di “AI for everyone” e iniziative per insegnare i concetti base di IA già a studenti delle superiori, affinché la prossima generazione entri nel mondo del lavoro con naturale dimestichezza verso questi strumenti. Allo stesso tempo, sarà fondamentale coinvolgere competenze umanistiche: filosofi, psicologi, giuristi ed esperti di etica dovranno lavorare a fianco degli ingegneri per assicurare che i sistemi rispettino i principi morali, la dignità umana e le leggi. Questa contaminazione di saperi garantirà un’IA sostenibile anche sul piano sociale, perché progettata tenendo conto dell’impatto sulle persone e sulla collettività.

Immaginare un’estate dell’IA significa dunque immaginare un mondo in cui l’IA è ovunque, ma non è mai fine a sé stessa. È uno strumento – potente, sì, ma pur sempre uno strumento – guidato dall’intelligenza umana. In questa visione, l’IA automatizzerà molte attività, ma lascerà agli esseri umani ciò che sanno fare meglio: pensare creativamente, avere intuizioni, provare empatia, prendere decisioni etiche. Un medico del 2030 magari farà diagnosi con l’aiuto di un algoritmo, ma sarà sempre lui (o lei) a parlare con il paziente, a comprendere il contesto umano della malattia e a decidere la cura migliore integrando informazioni che nessuna macchina possiede. Un insegnante utilizzerà contenuti creati dall’IA per le sue lezioni, ma sarà la sua sensibilità a motivare gli studenti e a adattare l’insegnamento ai bisogni di ciascuno. In un’era di intelligenza artificiale onnipresente, l’intelligenza umana – con la sua capacità di dare senso e valore alle cose – resterà il timoniere insostituibile.

Verso un’estate dell’IA luminosa per tutti

Dal gelo degli “inverni” passati all’attuale fioritura primaverile, l’IA si avvia verso un’estate in cui potrebbe consolidarsi definitivamente come parte integrante della nostra società. Il cammino non è privo di ostacoli: dovremo guidare lo sviluppo tecnologico con saggezza, assicurandoci che sia etico, ecologico e inclusivo. Ma le opportunità all’orizzonte sono immense. Se sapremo mantenere l’uomo al centro, coltivando competenze e responsabilità, l’estate dell’IA potrà coincidere con una nuova età dell’oro – un’epoca in cui macchine intelligenti e intelligenza umana lavorano in armonia per il progresso comune. In fondo, l’IA non è qui per rimpiazzarci, ma per aiutarci a fiorire: la bella stagione deve ancora arrivare, ed è nelle nostre mani far sì che sia luminosa per tutti.


Il 5 febbraio 2024 è nato l’Osservatorio GAILIH (Generative Artificial Intelligence Learning and Innovation Hub) promosso da Unimarconi. La missione dell’Osservatorio è quella di contribuire allo sviluppo e applicazione dell’Intelligenza Artificiale in Italia in maniera etica e sostenibile, approfondendo i diversi aspetti scientifici, economici, etici, regolamentari e formativi che caratterizzano l’evoluzione e l’utilizzo di questa tecnologia. Lo scopo dell’Osservatorio si focalizza principalmente sull’Intelligenza Artificiale Generativa e, in particolare, sulla Formazione delle Competenze necessarie per la sua migliore applicazione come anche sull’utilizzo di tale tecnologia per supportare un nuovo paradigma formativo (da ‘’one-to-many’’ a ‘’one-to-one’’).

Fanno parte attualmente dell’Osservatorio 32 esperti, in rappresentanza di 28 enti ed aziende. I membri dell’Osservatorio contribuiscono allo sviluppo e all’applicazione etica e sostenibile dell’intelligenza Artificiale Generativa in Italia e comprendono sia esperti del settore delle Tecnologie della Digital Transformation e dell’AI che dei potenziali utilizzatori della tecnologia nei diversi ambiti di applicazione (Istruzione e Formazione, Industria, Ricerca, Energia, ICT, Difesa e Sicurezza, Legale, Comunicazione, Sport, Terzo Settore).



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