Platform economy e nuovi soggetti finanziari
Nell’ambito dei servizi finanziari, “l’economia delle piattaforme” ha mostrato di avere un
particolare successo rivelandosi eccezionalmente adatta a contribuire allo sviluppo orizzontale di un
settore tradizionalmente caratterizzato dall’intermediazione. In questo settore, la platform economy
sta letteralmente cambiando le regole del gioco in virtù anche dell’ingresso nel mercato di una serie
di game changer tecnologici che, in virtù del combinato disposto dell’utilizzo di dati e user
experience, hanno radicalmente cambiato l’ecosistema dei pagamenti e dei servizi finanziari in
genere. “Constatare il digitale” e i servizi che ci semplificano la vita è di per sé una pratica
complessa in quanto si tratta di elementi sfuggevoli, che tendono a mutare pur lasciando dietro di sé
una scia: l’innovazione. È ciò che hanno fatto tutte quelle imprese che a diverso titolo e in modi
diversi hanno trasformato prodotti e processi economico-finanziari, contribuendo a creare un
ecosistema articolato, che ha assunto proprio quelle caratteristiche della platform economy in cui la
finanza e la tecnologia si sono definitivamente mescolate andando a creare un elemento nuovo della
“tavola periodica” dei soggetti finanziari.
Anche nel mercato delle fintech, esistono due principali caratteristiche proprie dei suoi
operatori: essere un operatore di rilevanti dimensioni in rapporto ai servizi offerti o essere un
operatore in grado di offrire servizi “sartoriali” di grande importanza.
Quando si accostano quindi i servizi di pagamento alle piattaforme digitali, emergono i
benefici connessi agli affetti di rete indiretti ma anche elementi critici correlati cui è necessario
porre mano tempestivamente.
L’evoluzione tecnico-normativa si è quindi indirizzata verso la democratizzazione dei servizi
tesa a creare maggiore attenzione ai potenziali clienti, equilibrio e qualità dei servizi. Il dibattito in
seno sia all’Associazione sia nei confronti degli stakeholder istituzionali sta permettendo di favorire
la transizione verso i modelli di business del futuro.
La presenza di piattaforme quindi – intesa nel senso più pieno del termine – implica la
costituzione di una pluralità di rapporti e di relazioni e non si limita a essere disruptive rispetto alle
logiche di mercato ma lo è anche rispetto alla logica dell’imposta IVA.
Il mercato Fintech in Italia
Pur per certi aspetti resistente al cambiamento, anche l’Italia è stata massicciamente
coinvolta dall’avvento delle piattaforme fintech che hanno contribuito a plasmare non solo un
nuovo ecosistema finanziario ma, cosa ben più rilevante, le abitudini stesse dei consumatori. Nel
2023, il mercato fintech nostrano è stato sostanzialmente in equilibrio rispetto all’anno precedente.
Con un valore di oltre 880 milioni di euro, il mercato Fintech italiano vanta la presenza di oltre 600
aziende attive nel settore, il 54% delle quali collocate a Milano (Osservatorio FinTech 2023 di
PwC). Si tratta di un settore in costante evoluzione, con numerose tendenze emergenti che stanno
plasmando il suo futuro. A conferma di ciò, secondo McKinsey, il mercato Fintech italiano prevede
una continua crescita nei prossimi anni, con il settore degli investimenti digitali che dovrebbe
raggiungere un valore di 48,01 miliardi di dollari entro il 2027.
Inizialmente, infatti, questo mercato era popolato prevalentemente da start-up e piccole
imprese iper specializzate in grado di portare si grande innovazione ma limitata in termini di
portanza e, per certi aspetti, persino di impatto sul mercato. Queste imprese avevano quindi
necessità di avviare collaborazioni o di entrare a far parte di “famiglie” finanziarie più grandi come
i grandi gruppi bancari. Oggi, però, la crescita del settore fintech ha reso necessaria la perdita
parziale di queste caratteristiche configurandosi come un settore finanziario a se stante: fatto
certamente di imprese che collaborano sia tra di loro o con soggetti più grandi, ma anche di imprese
che offrono servizi specifici per quanto talvolta circoscritti.
Stando alle più recenti rilevazioni, il biennio 2023-24 non è però da considerarsi il più
redditizio per le start-up fintech attive nel nostro Paese. Rispetto al 2022, infatti, si registra una
contrazione dell’oltre l’80 per cento dei finanziamenti nonostante circa la metà delle imprese sia
alla effettiva ricerca attiva di finanziamenti. Ciò è dovuto all’incertezza dei tempi che rende i
potenziali investitori meno propensi ad assumere rischi in imprese non ancora sufficientemente
consolidate, per quanto spesso scalabili. In presenza di uno scenario apparentemente fosco, non
mancano però segnali di salute per il mercato fintech italiano. I ricavi di queste imprese ad esempio
testimoniano la potenzialità di crescita del settore e finalmente la profittabilità, con il 35% delle
startup che ha già raggiunto il break-even. La stessa cosa vale per la capacità di queste imprese di
adattarsi al cambiamento dei tempi: come confermato dall’adozione della Generative AI (19% delle
startup), che sta trovando applicazione in una gamma sempre più ampia di servizi.
L’impatto del fintech
Negli ultimi quindi anni, il settore finanziario ha vissuto un’accelerazione in termini di
innovazione che non aveva visto nei precedenti 50. L’avvento del fintech – favorito dalle riforme
normative e proprio dall’innovazione tecnologica – hanno fatto sì che alle istituzioni finanziarie
tradizionali si affiancassero quelle di nuova concezione, orientando la propria attività sempre più
verso la soddisfazione del cliente. L’Open banking e l’open finance sono i contenti in cui per prima
è stato compreso (e utilizzato) il valore dei dati sia per offrire servizi personalizzati e in linea con le
aspettative dei clienti sia per implementare strategie di sviluppo in base alle informazioni raccolte.
In questo contesto poi, il settore dei pagamenti digitali rappresenta una specifica che fa da cartina di
tornasole per l’intero settore finanziario. I pagamenti elettronici sono, infatti, uno degli ambiti in cui
l’impronta del digitale è più evidente. Secondo uno studio del McKinsey Global Institute, l’adozione
diffusa dei pagamenti elettronici potrebbe generare un aumento del PIL globale del 0,4% all’anno
che in periodi di crescita (quando pure questa si verifica) dello 0 virgola rappresenta un boost
notevole di cui si dovrebbe tenere conto. Quando parliamo di pagamenti elettronici e di finanza
digitale, parliamo di servizi che favoriscono l’innovazione, il lavoro, le opportunità di crescita e lo
sviluppo di nuove condizioni di benessere. Dal car sharing all’e-commerce, dalla cena a domicilio
ai servizi di booking, tutti sono servizi abilitati dai pagamenti elettronici. L’industria dei pagamenti
inoltre rappresenta uno dei pochi ecosistemi in grado di attrarre giovani talenti e creare attivamente
posti di lavoro il che non rappresenta certo un dettaglio ma che in Italia va rapportata al grado di
alfabetizzazione digitale con cui ho esordito e che non riguarda solo i fruitori di servizi ma anche
quelli che sono chiamati a crearli e ad erogarli. La frase che meglio esemplifica il loro supporto
al mondo attuale è che l’economia digitale di fatto non potrebbe esistere senza di essi.
Le aree di crescita del fintech in Italia
La ricerca FinTech Waves 2023 svolta da EY contribuisce significativamente a chiarire
l’ecosistema fintech italiano evidenziando tra l’altro i settori in cui il cambiamento è più evidente.
Pagamenti digitali, techfin e insurtech sono le aree in cui il fintech risulta più incisivo, in particolare
per quanto riguarda le pmi.
L’innovazione nei metodi di pagamento e nelle formule cui imprese e cittadini hanno
accesso favorito la diffusione di questi strumenti. Basti pensare ai dati relativi al commercio
elettronico, il cui valore secondo il PoliMi dovrebbe passare dai 47 miliardi di dollari nel 2021 a 85
miliardi nel 2025. Vedremo più avanti come alcuni fenomeni come il Buy Now Pay Later stanno
contribuendo a conferire una nuova fisionomia all’intero scenario.
Parallelamente ai pagamenti, anche il mercato dei finanziamenti, ovvero del lending come si
dice in gergo, sta beneficiando notevolmente della “digitalizzazione” degli strumenti.
Terzo cluster di riferimento è quello assicurativo, o per meglio dire insurtech. Si tratta di un
settore in crescita in cui le tecnologie digitali stanno impattando fortemente sia nell’ambito dei
servizi per i clienti sia per quanto riguarda il miglioramento delle performance. Sotto questo profilo,
sempre il Politecnico di Milano stima che, dopo un 2023 significativo, il 2024 sarà un anno record
per questo settore, con 50 milioni investiti solo su progetti di intelligenza artificiale. Le stime ad
oggi disponibili sono tutte con il segno al rialzo se teniamo conto che si ipotizza una crescita di 90
milioni entro il 2025 e di 140 milioni nel 2026.
Dalle fintech alle neobank: parola chiave esperienza utente
Punto chiave per lo sviluppo del mercato fintech, in Italia come altrove, sono state fin da
dubito le tecnologie digitali che ne hanno favorito adozione e diffusione da parte dei cittadini, ad
iniziare dalle fasce di età più giovani. La semplicità d’uso, anzi si è rivelata un elemento dirompente
a livello globale in quanto ha contribuito a diffondere metodi e strumenti di pagamento innovativi
anche nella fasce di popolazione non native digitali, promuovendone l’inclusione digitale e sociale.
Tra le tante start-up finanziarie nate a partire dagli anni 2010, un ruolo di rilievo è stato
ricoperto dalle neo bank e dalle challenger banks, che potremmo definire in maniera sommaria
come delle semplici banche online che hanno notevolmente semplificato l’approccio ai servizi
finanziari di milioni di clienti, dalla fase di onboarding all’erogazione dei servizi, contribuendo
anche alla fase di inclusione finanziaria degli stessi. Questo anche perché le neo bank tendono a
soddisfare i bisogni finanziari di una fetta molto ampia della popolazione che non ha bisogno di
servizi e di prodotti particolarmente sofisticati. Diciamo quindi che non ci si rivolge a Revolut o a
N26 per accendere un mutuo ma semplicemente per depositare lo stipendio, fare trading e avere una
carta di pagamento. La struttura snella e totalmente digitalizzata favorisce – come già anticipato –
una clientela giovane e dinamica ma ciò che rende concorrenziali questi soggetti rispetto a quelli
tradizionali è l’esperienza cliente immediata e che consente un’interazione soddisfacente per
entrambe le
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