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semplificazioni per la sostenibilità delle PMI


Il 26 febbraio 2025, la Commissione Von Der Leyen, in concomitanza con l’adozione del Clean Industrial Deal, ha presentato il cosiddetto “Pacchetto Omnibus”.

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Origini e obiettivi del Pacchetto Omnibus

Questa iniziativa nasce come risposta a spinte contrapposte emerse nel contesto europeo: da un lato, la richiesta da parte delle imprese di ridurre la complessità burocratica legata agli obblighi di sostenibilità; dall’altro, la necessità di preservare alti standard di trasparenza per garantire la fiducia degli investitori e la solidità del mercato.

Per mediare tra queste esigenze, il pacchetto di misure proposto punta a semplificare gli obblighi di compliance delle imprese, con particolare attenzione alle PMI, spesso più vulnerabili agli effetti di norme sulla sostenibilità rigide e potenzialmente disincentivanti.

L’obiettivo principale è quindi ridurre il numero delle imprese soggette agli obblighi, alleggerire gli oneri amministrativi a loro carico e, più in generale, rendere la normativa sulla sostenibilità più chiara, semplice ed accessibile. Tra i principali benefici attesi, vi sono l’alleggerimento della burocrazia e l’introduzione di procedure più snelle che consentiranno alle imprese di concentrarsi maggiormente sulla fase di attuazione delle strategie sostenibili anziché sul rispetto dei requisiti dal punto di vista formale.

Parallelamente, la semplificazione della normativa e l’introduzione di standard più chiari e coerenti con le altre regolazioni europee contribuiranno a ridurre il rischio di interpretazioni errate o divergenti, facilitando l’applicazione concreta delle misure.

Le aree normative interessate dal Pacchetto Omnibus

Le misure previste dal pacchetto Omnibus riuniscono proposte relative ad ambiti legislativi tra loro interconnessi, concentrandosi su diverse aree normative, tra cui:

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Modifiche alla direttiva Direttiva CSRD

La Direttiva n. 2022/2464 del 16 dicembre 2022, relativa alla rendicontazione di sostenibilità da parte delle imprese, è un provvedimento introdotto con l’obiettivo di creare un sistema armonizzato e standardizzato per la rendicontazione della sostenibilità aziendale, imponendo alle imprese la redazione di un report basato su specifici indicatori ESG (ambientali, sociali e di governance). Le modifiche attualmente in discussione prevedono una significativa riduzione del numero di imprese soggette agli obblighi di rendicontazione, con una stima di esclusione pari a circa l’80% delle imprese precedentemente interessate.

L’intento è quello di concentrare tali obblighi principalmente sulle grandi imprese, ritenute più impattanti in termini ambientali e sociali. In quest’ottica, si ipotizza l’innalzamento della soglia dimensionale per l’applicazione della direttiva: il limite passerebbe dagli attuali 250 dipendenti ad oltre 1.000. Per le imprese già incluse nel perimetro di applicazione della CSRD – e tenute a iniziare la rendicontazione a partire dal 2026 o dal 2027 – si prevede inoltre un possibile rinvio di due anni nella presentazione del report di sostenibilità. Parallelamente, verrebbero semplificati anche i criteri di rendicontazione.

In questo quadro le piccole e medie imprese non quotate potranno ricorrere ad uno standard volontario di rendicontazione: il VSME (Voluntary Sustainability Reporting Standards for Non-Listed SMEs), elaborato da EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group). Questo standard mira a limitare la quantità e la complessità delle informazioni richieste, alleggerendo gli oneri amministrativi. Analogamente, sono previste semplificazioni anche rispetto agli obblighi di allineamento con la Tassonomia UE.

Modifiche alla direttiva direttiva CSDDD

La Direttiva n. 2024/1760 del 24 aprile 2024, che introduce obblighi di due diligence in materia di sostenibilità, impone alle imprese l’obbligo di valutare e gestire i rischi connessi ai diritti umani e agli impatti ambientali, sia nell’ambito delle proprie attività operative sia lungo l’intera catena di fornitura.

Con l’obiettivo di incentivare le imprese a migliorare le proprie performance ambientali e sociali lungo tutta la supply chain, in linea con i principi europei in materia di sostenibilità, il pacchetto Omnibus propone una semplificazione degli obblighi di verifica della filiera.

In particolare, si prevede una limitazione dell’attività di due diligence sotto il profilo temporale e oggettivo: le imprese non saranno più tenute a valutare l’intera catena di fornitura, ma solo i fornitori diretti o, comunque, i soggetti per i quali siano emersi rischi concreti o potenziali impatti negativi. Inoltre, la frequenza delle valutazioni verrà ridotta: esse dovranno essere effettuate ogni cinque anni, anziché su base annuale.

Un ulteriore elemento di rilievo riguarda la responsabilità civile: il pacchetto modifica l’articolo 22 della Direttiva, che originariamente prevedeva la responsabilità delle imprese in caso di violazione – intenzionale o per negligenza – degli obblighi di prevenzione e mitigazione. Tale disposizione consentiva alle parti danneggiate di richiedere un risarcimento per i danni subiti entro un termine di cinque anni.

Con le nuove proposte, si prevede la rimozione dell’automatismo sanzionatorio a livello europeo, demandando ai singoli Stati membri la definizione delle condizioni per l’eventuale responsabilità civile. In questo modo, si intende proteggere le imprese da un regime sanzionatorio eccessivamente oneroso, pur mantenendo la tutela in caso di danni derivanti da inosservanze.

 

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Infine, viene previsto un allungamento dei tempi di attuazione: l’applicazione degli standard di due diligence in materia di sostenibilità sarà posticipata al 2028, anticipando al 2026 l’adozione delle linee guida.

Mofifiche alla tassonomia UE

Il concetto di tassonomia è stato introdotto con il Regolamento (UE) n. 2020/852 con l’obiettivo di aumentare la trasparenza per gli operatori dei mercati finanziari, traducendo gli obiettivi ambientali dell’Unione Europea in un quadro normativo chiaro e condiviso.

La tassonomia rappresenta uno strumento chiave per orientare i flussi di capitale verso investimenti sostenibili e progetti a basso impatto ambientale, attraverso la creazione di un linguaggio comune e standardizzato.

Il sistema di classificazione delle attività economiche sostenibili, così definito, con l’adozione del pacchetto Omnibus sarà oggetto di semplificazioni. In particolare, il reporting sulla tassonomia verrà reso volontario e applicabile unicamente a determinati soggetti già inclusi nell’ambito della rendicontazione di sostenibilità. È inoltre prevista l’eliminazione dell’obbligo di valutazione dell’allineamento alla tassonomia per le attività non rilevanti dal punto di vista finanziario, al fine di ridurre gli oneri amministrativi a carico delle imprese.

Tra le novità proposte figura anche una revisione del Green Asset Ratio (GAR) per le banche, un KPI che si basa sulle informazioni relative alla tassonomia. Tale revisione mira a escludere dall’applicazione del GAR per imprese non soggette agli obblighi di rendicontazione. Infine, il nuovo quadro normativo consentirà alle imprese di adottare o mantenere un allineamento parziale alla tassonomia UE, promuovendo un approccio graduale e incentivando i progressi verso modelli di business sempre più sostenibili.

Come prepararsi al Pacchetto Omnibus

Le modifiche introdotte dal pacchetto Omnibus sono destinate ad avere un impatto rilevante sulle imprese, rappresentando un passo verso la razionalizzazione dell’ampio quadro normativo europeo in materia di sostenibilità.

Pur essendo chiari gli obiettivi perseguiti, il percorso di approvazione del pacchetto Omnibus non è ancora concluso: il testo dovrà infatti affrontare l’iter legislativo europeo, che prevede la revisione e il confronto tra Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea. In questa fase, non mancheranno margini di modifica e negoziazione, necessari per trovare un punto di sintesi tra le diverse posizioni degli Stati membri.

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Anche una volta adottato, il provvedimento non sarà immediatamente operativo: la sua attuazione concreta richiederà tempi ulteriori, poiché ciascuno Stato membro, nel caso delle Direttive, dovrà provvedere al recepimento delle disposizioni nell’ambito del diritto nazionale. Infatti, mentre la Direttiva CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive) deve ancora essere recepita dagli Stati membri entro il termine del 26 luglio 2026, alcune normative europee in materia di sostenibilità sono già pienamente operative. È il caso della Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), che è già stata recepita nel nostro ordinamento con il decreto legislativo n. 125/2024 e che introduce obblighi stringenti in materia di rendicontazione di sostenibilità, già operativi per le grandi imprese.

È quindi importante sottolineare che, in attesa dell’adozione a livello nazionale del pacchetto Omnibus, gli obblighi attualmente in vigore restano pienamente applicabili.

In questo contesto, le imprese si trovano a operare in una fase di transizione non priva di incertezze, in cui da un lato si discute di una possibile riduzione degli oneri, ma dall’altro permangono disposizioni già vincolanti.

Alla luce dell’evoluzione normativa in corso, è consigliabile per le imprese iniziare fin da ora a prepararsi ai nuovi requisiti, anche se alcune disposizioni non sono ancora in vigore o per le quali si prevede un differimento dei termini.

Anticipare l’adeguamento rispetto alle scadenze previste non solo riduce il rischio di farsi trovare impreparati, ma rappresenta anche un vantaggio competitivo strategico: le imprese che adottano tempestivamente pratiche di sostenibilità, trasparenza e rendicontazione si trovano in una posizione favorevole nei confronti di investitori, clienti e partner commerciali, sempre più attenti ai criteri ESG.

Inoltre, essere già allineati ai futuri obblighi normativi consente di affrontare la transizione con maggiore efficienza, evitando interventi frammentari in prossimità delle scadenze.

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