Stanno per entrare nel vivo discussione e negoziati che ci porteranno alla nuova Politica Agricola Comune post 2027. La Pac, come è comunemente chiamata, è stata istituita nel 1962 e risulta essere a oggi la politica comunitaria più longeva in Europa. Nell᾽ultima programmazione 2021-2027 ha assorbito risorse finanziarie per 386,6 miliardi di euro, pari a circa il 30 per cento dellʼintero bilancio comunitario, il che significa la percentuale più importante destinata a un pacchetto di misure e politiche pubbliche nellʼUnione.
Fra gli obiettivi della Pac ci sono la fornitura di prodotti alimentari di alta qualità con elevati standard di sicurezza a prezzi concorrenziali, il sostegno agli agricoltori, la garanzia di redditività, la continuità aziendale delle imprese agricole e infine la tutela delle risorse naturali, ambiente e clima. Sul fronte della nuova programmazione post 2027, a dicembre 2024, il Consiglio europeo ha approvato le conclusioni sulla nuova futura Pac, dove è stata ribadita la centralità dell’agricoltore, l᾽importanza di garantire un reddito stabile attraverso un migliore posizionamento delle aziende agricole all’interno della filiera alimentare.
Dal punto di vista legislativo, l᾽approvazione della Pac, ogni sette anni, è frutto di un lavoro di ascolto, concertazione e partecipazione dove sono coinvolti, nel quadriennio precedente alla nuova programmazione, tutti gli attori in campo, dalla Commissione Europea al Consiglio dell᾽Ue, passando dal Parlamento Europeo, i gruppi di esperti, le sigle e i comitati agricoli. La Commissione Europea svolge poi una valutazione di impatto prima di mettere in pista una proposta scritta. A Consiglio e Parlamento è demandato il lavoro di emendamento al fine di migliorare senza snaturare la proposta della Commissione.
Lo schema della Pac, fino alla programmazione 2014-2020, era stato il risultato di tre componenti. Al primo punto il pagamento diretto agli agricoltori, in funzione della Sau (superficie agricola utilizzata) aziendale. Questo strumento fungeva (ma è ancora in vigore) da garanzia di liquidità per le aziende agricole, al fine di tutelarle da fluttuazioni del mercato e da annate con produzioni non sufficienti. Il pagamento diretto può essere visto come un premio alla fornitura da parte degli agricoltori di beni pubblici non pagati dal mercato, come la sicurezza alimentare, la tutela dell’ambiente e il presidio del territorio. Nell᾽ultima programmazione il peso finanziario del pagamento diretto si avvicinava al 72 per cento, parte assolutamente predominante. La seconda componente riguardava invece le misure volte a stabilizzare i mercati, con risorse destinate alla prevenzione delle crisi di mercato e alla mitigazione degli effetti della volatilità dei prezzi. Questa seconda componente valeva il 3 per cento del bilancio della Pac. Pagamenti diretti e misure di mercato facevano capo al cosiddetto “primo pilastro”, finanziati tramite il Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga). I pagamenti, in questo caso, erano gestiti a livello nazionale da ciascuno Stato membro.
L’ultimo strumento, il “secondo pilastro” era il sostegno alle zone rurali tramite i Piani di Sviluppo rurale (Psr), finanziati dal Fondo Europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr). Sugli oltre 386 miliardi di euro citati in precedenza, il bilancio del Feasr per il periodo 2021-2027 riguarda attualmente 95,5 miliardi, pari a circa un 25 per cento del totale. Fra le priorità del Psr, perseguite tramite pacchetti di “misure”, ci sono la formazione e l’innovazione, la crescita della competitività aziendale e la promozione di nuove tecnologie, l᾽organizzazione della filiera alimentare, il benessere animale, la valorizzazione degli ecosistemi e la sostenibilità ambientale. Occorre inoltre dire che, dal punto di vista finanziario, lo sviluppo rurale è sempre stato cofinanziato dagli Stati membri, che possono, a seconda dei pacchetti di misure da promuovere, aggiungere risorse nazionali e regionali.
Con l᾽ultima programmazione 2021-2027, entrata in vigore effettivamente dal 1° gennaio 2023 dopo i due anni di cuscinetto nel biennio 2021-2022 post Covid, l᾽Unione europea ha riformato sostanzialmente tutto l᾽impianto dei pagamenti, racchiudendo tutte le norme relative alla regolazione delle attività degli agricoltori italiani e la distribuzione dei fondi all’interno del Psp, il Piano strategico Pac, con una forte impronta ambientale dovuta all᾽influenza del Green Deal europeo e alla strategia del Farm to Fork. Il Piano strategico Pac si compone del primo pilastro, ovvero dei cosiddetti pagamenti diretti, con nuovi schemi suddivisi su sostegno al reddito di base, ecoschemi per il clima e l᾽ambiente, il pagamento accoppiato per specifiche produzioni, il sostegno ridistributivo e quello per i giovani agricoltori. Le misure per il mercato (ex primo pilastro) sono invece rientrate nel capitolo del “sostegno settoriale”, riguardante specifici settori dell᾽economia agricola europea, come l᾽ortofrutta, il vino, l᾽olio e la novità assoluta della filiera pataticola. Grandi novità anche per quello che è rimasto del secondo pilastro, ovvero lo sviluppo rurale. Se infatti fino alla programmazione precedente ogni regione aveva un proprio piano di sviluppo rurale, ora con la programmazione attuale rientra all᾽interno del Piano strategico Pac, dove ogni Regione o provincia autonoma adotta il Csr, Complemento per lo sviluppo rurale, con la gestione delle domande che rimane comunque di competenza regionale. Un᾽altra novità è l᾽eliminazione delle “misure” con l’introduzione delle tipologie di intervento, molto simili per priorità rispetto alle precedenti programmazioni, con l᾽ingresso di un capitolo importante per il tema assicurativo e la gestione del rischio.
Tornando infine all᾽incipit sul futuro della prossima Pac, la discussione dovrà certamente tener conto del nuovo contesto politico ed economico che influisce sui mercati internazionali, a partire dalla questione dazi e barriere tariffarie, passando per gli eventuali nuovi accordi di libero mercato con altre aree del mondo. In questo scenario le aziende agricole italiane ed europee devono necessariamente irrobustirsi, investire in digitale e ricambio generazionale, facendo più filiera per essere più competitivi e garantire prodotti a prezzi concorrenziali, senza scendere a compromessi su qualità e sicurezza alimentare.
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