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EARTH DAY 2025/ Comunità energetiche rinnovabili, motore per la transizione green e lo sviluppo locale


Oggi, 22 aprile 2025, è l’Earth Day, una ricorrenza istituita per celebrare il nostro pianeta, dedicata quest’anno al tema “Il nostro potere, il nostro pianeta”. Un invito forte e chiaro a riconoscere la responsabilità individuale e collettiva che abbiamo nel guidare il cambiamento, che si focalizza sul tema della transizione energetica. Per questo vogliamo trattare un tema ancora non del tutto conosciuto: le Comunità energetiche rinnovabili (Cer), una delle più importanti novità nel panorama della transizione energetica europea e italiana.

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Introdotte dal Clean Energy for All Europeans Package e riconosciute formalmente dalla Direttiva RED II (2018/2001/UE), delineano un cambio di paradigma rispetto al passato: i cittadini non sono più semplici consumatori passivi, ma diventano prosumer, produttori e consumatori attivi di energia. Una rivoluzione silenziosa, che restituisce potere alle persone e ai territori, e che può essere uno dei principali volani per una transizione energetica giusta, democratica e decarbonizzata.



Nel contesto italiano, il recepimento tempestivo della direttiva europea tramite il Decreto Legge 162/2019, le delibere dell’Arera e i decreti attuativi del Mise, ha permesso di avviare concretamente lo sviluppo delle Cer, allineando il nostro Paese a realtà più mature come Germania e Danimarca. In questo scenario si inserisce anche il ruolo tecnico-operativo svolto dal Gse, che ha fornito strumenti normativi e gestionali essenziali per l’implementazione delle comunità energetiche sul territorio nazionale.

Tuttavia, al di là degli strumenti legislativi e regolatori, è la dimensione territoriale e partecipativa ad assumere un ruolo chiave nel successo delle Cer. La transizione energetica non sarà solo tecnologica: sarà sociale, culturale, e soprattutto locale. In quest’ottica, le comunità energetiche diventano uno strumento privilegiato di coesione sociale e innovazione democratica, offrendo ai cittadini, agli enti locali e ai piccoli attori economici la possibilità di organizzarsi collettivamente per produrre, scambiare e consumare energia rinnovabile.

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L’esperienza della Regione Lombardia – con la proposta della Comunità energetica regionale lombarda (Cerl) e l’avvio di sperimentazioni concrete nei territori – dimostra come gli enti sub-nazionali possano svolgere un ruolo strategico nel promuovere la transizione energetica in forma partecipata e inclusiva.

Uno degli strumenti più efficaci per rafforzare questa governance condivisa sono i Focus Group tematici, come quello organizzato il 9 marzo 2021. Questi momenti di confronto tra amministratori, tecnici, cittadini, associazioni e imprese permettono di individuare criticità, condividere buone pratiche, chiarire dubbi normativi e misurare l’impatto delle Cer sul piano economico, ambientale e sociale. La partecipazione diventa così non solo un valore democratico, ma una condizione necessaria per l’efficacia dei progetti energetici.

Ad esempio, guardando tre casi studio di comunità energetiche formate o in formazione a Milano, emergono modelli diversi ma accomunati dall’obiettivo di unire transizione energetica e inclusione sociale.

SOLEdarietà, attiva nei quartieri Greco e Goretti e promossa da Caritas Ambrosiana, nasce per contrastare la povertà energetica attraverso la solidarietà. Grazie a impianti fotovoltaici da 98,4 kWp installati su edifici religiosi e comunitari, la CER produce energia destinata all’autoconsumo e reinveste i risparmi (oltre 23.000 euro l’anno) per coprire le bollette di 60 famiglie vulnerabili e sostenere mense locali. Il progetto promuove anche educazione al consumo consapevole ed economia circolare.

CER.Ca.MI, sviluppata dal Comune di Milano con il Politecnico, è una Cer ambiziosa prevista su scala cittadina, con una potenza installata di 5,5 MWp. La governance è condivisa tra comitati di zona, assemblee municipali e cittadini. Gli incentivi non sono redistribuiti ma reinvestiti in progetti di efficienza e coesione sociale, con particolare attenzione ai soggetti fragili. La comunità è supportata da sportelli energia e sistemi di smart metering.

Infine, Campus Ghisolfa, nel quartiere omonimo, unisce scuole e terzo settore in una Cer con finalità educative e sociali. L’impianto da 120 kW alimenta tre istituti scolastici, e l’energia eccedente è condivisa con famiglie e associazioni. I proventi vengono destinati a iniziative collettive, come un telegiornale scolastico sulla sostenibilità, rafforzando la coesione e la sensibilizzazione ambientale tra giovani e territorio.

Particolare attenzione va poi riservata ai territori montani e alpini. Questi contesti, pur presentando potenzialità rilevanti per la produzione di energia rinnovabile – si pensi al piccolo idroelettrico o all’eolico di crinale – soffrono di alcuni limiti strutturali nella normativa vigente, come il vincolo tecnico della stessa cabina di trasformazione (BT/MT) o il limite dei 200 kW. Inoltre, le caratteristiche orografiche e la scarsa densità abitativa rendono più complessa l’organizzazione delle Cer su scala locale.

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Serve dunque un’attenzione particolare da parte del legislatore e degli enti regionali per adattare le regole tecniche a questi contesti, magari valorizzando esperienze esistenti come quelle delle cooperative energetiche alpine, che hanno già maturato esperienze virtuose di produzione e distribuzione locale.

Altro nodo centrale è quello dell’autonomia delle comunità energetiche. Secondo la RED II, una Comunità di energia rinnovabile dovrebbe poter essere autonoma nelle proprie decisioni, evitando l’eccessiva influenza di soggetti commerciali esterni. Un principio particolarmente rilevante nei contesti montani, dove la coesione sociale e l’autogestione sono tradizionalmente più forti, ma che richiede strumenti di supporto per essere realmente garantito.

In conclusione, le Comunità energetiche rinnovabili possono rappresentare molto più di una risposta tecnica allacrisi energetica: sono un’occasione storica per costruire modelli alternativi di sviluppo locale, fondati sulla partecipazione, sulla sostenibilità e sulla solidarietà tra generazioni. Per cogliere questa opportunità, occorre però un’alleanza forte tra società civile e pubblica amministrazione, capace di coniugare visione politica e competenza tecnica, supporto normativo e sperimentazione territoriale.

Solo così sarà possibile fare delle comunità energetiche un vero motore della transizione ecologica e un laboratorio di cittadinanza energetica attiva.

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